L’INPS non può determinare autonomamente un termine di decadenza previsto per l’esercizio del diritto di opzione se non previsto dal legislatore
03 Aprile 2025
La vicenda giuridica presa in esame verte sul divieto di cumulo tra le prestazioni di disoccupazione e l'assegno di invalidità, regolato dal decreto legislativo n. 148/1993, che proibisce la contemporaneità dei due trattamenti senza che l'interessato eserciti un diritto di scelta. In particolare, il Tribunale aveva rigettato la richiesta dell'attrice a causa della comunicazione tardiva della sua scelta tra i due benefici, ossia l'indennità di disoccupazione e l'assegno di invalidità, in quanto il termine di 60 giorni per l'esercizio dell'opzione non era stato rispettato. La Corte d'Appello di Milano, però, evidenziando l'assenza di un termine di decadenza nella normativa applicabile e la non legittimità di introdurre tale termine mediante circolare dell'INPS, ha riconosciuto il diritto dell'appellante a ricevere l'indennità NASpI nonostante fosse già beneficiaria di un assegno ordinario di invalidità. L'INPS, insoddisfatta di questa decisione, ha presentato ricorso per cassazione. Tuttavia, la Corte Suprema, con la sua sentenza, ha garantito la tutela dei diritti dei lavoratori invalidi consentendo loro di scegliere tra i due trattamenti senza subire penalizzazioni per la scelta tardiva, poiché mancava un termine di decadenza esplicitamente stabilito dalla legge. I Giudici hanno escluso la possibilità che l'INPS fissasse autonomamente un termine per la decadenza, richiamando il principio della Corte Costituzionale che afferma il diritto per i lavoratori invalidi di optare per l'indennità di disoccupazione senza essere automaticamente soggetti a decadenza. La Cassazione ha specificato che l'esercizio di tale scelta è condizione essenziale per ricevere l'indennità, riducendo così il rischio di indebiti pagamenti nel caso di mancata opzione. Pertanto, è stato stabilito che l'INPS dovesse corrispondere il dovuto a titolo di NASpI nel periodo in cui l'assegno di invalidità era già in essere, prima che venisse esercitata correttamente l'opzione da parte dell'interessato, con detrazione delle somme percepite a titolo di invalidità e interessi legali. Alla luce di queste considerazioni, la Corte Suprema ha respinto il ricorso presentato dall'INPS, confermando la decisione presa a favore del lavoratore invalido. |