L’opposizione all’esecuzione “consumeristica”: brevi note in tema di limiti e prerogative

07 Novembre 2024

Il Tribunale di Torre Annunziata, facendo proprio l’arresto a Sezioni Unite in tema di opposizione a decreto ingiuntivo in materia consumeristica, esamina il caso in cui il debitore esecutato opponga in sede esecutiva l’abusività delle clausole oggetto del contratto, posto a fondamento di un decreto ingiuntivo divenuto definitivo a seguito di opposizione dichiarata improcedibile.

Massima

In materia consumeristica, l'opposizione ex art. 615, comma 2 c.p.c. è da considerarsi inammissibile qualora il decreto ingiuntivo posto a fondamento della procedura espropriativa sia già divenuto definitivo in virtù della definizione in rito di una precedente opposizione al medesimo e qualora il debitore esecutato non rivesta la qualità di consumatore (tale non è il fideiussore che ha prestato garanzia in favore della società nella quale ricopriva il ruolo di amministratore unico e, poi, socio di maggioranza assoluta).

La fattispecie

Tizio, amministratore unico e, poi, socio di maggioranza assoluta di Alfa stipulava un contratto di fideiussione divenendo garante della predetta società. Il garantito otteneva nei confronti di Tizio un decreto ingiuntivo che veniva opposto. L'opponente-garante non instaurava il necessario procedimento di mediazione, sicché il giudizio di opposizione veniva dichiarato improcedibile con conseguente passaggio in giudicato del decreto ingiuntivo. Avviata dal creditore la procedura espropriativa, il debitore esecutava proponeva il rimedio di cui all'art. 615, comma 2 c.p.c. invocando l'abusività, secondo il dettato del codice del consumo, di talune clausole del contratto di fideiussione a suo tempo fatto costitutivo del decreto ingiuntivo ora definitivo. Il giudice dell'esecuzione dichiarava inammissibile l'opposizione de qua nel senso della massima in epigrafe.

 Le questioni affrontate

Il Tribunale adito, prendendo le mosse dalla giurisprudenza di legittimità espressasi nel suo più autorevole consesso (Cfr. Cass. civ., sez. un., 6 aprile 2023, n. 9479) ed europea (Corte Giust. UE, grande sez., 17 maggio 2022, n. 600) coglie l'occasione per precisare talune coordinate in materia di opposizione consumeristica a decreto ingiuntivo in sede esecutiva.

Rinviando alla lettura delle sentenze poc'anzi citate ed agli approfonditi commenti in proposito, per quel che più rileva in questa sede, si evidenzia, come indicato nel provvedimento che qui ci occupa, che:

  1. l'attivazione dei controlli circa l'abusività delle clausole del contratto sottostante il decreto ingiuntivo ottenuto dal creditore si configura esclusivamente «in caso di decreto ingiuntivo non opposto». Pertanto, ove il debitore ingiunto avesse già proposto opposizione avverso il decreto ingiuntivo, poi definita in rito (i.e. improcedibilità per inerzia del debitore e, dunque, conseguente definitività del decreto ingiuntivo) sarebbe precluso all'esecutato invocare l'apparato rimediale delineato dalle citate Sezioni Unite, teso a tutelare soltanto l'«inerzia non colpevole» dell'ingiunto-consumatore. Diversamente opinando, si assisterebbe ad una «ingiustificata rimessione in termini della parte»;
  2. secondo il dettato delle Sezioni Unite il giudice dell'esecuzione, in caso di opposizione ex art. 615, comma 2 c.p.c., effettuata una sommaria istruttoria per verificare la sussistenza della qualifica di consumatore e l'esistenza di clausole potenzialmente abusive, informa il debitore della possibilità di avvalersi dell'opposizione tardiva avverso il decreto ingiuntivo ex art. 650 c.p.c. per far valere l'abusività delle clausole contenute nel contratto posto a fondamento del titolo esecutivo azionato dal creditore. Pertanto, stando così le cose, secondo il provvedimento in commento, tanto il controllo da parte del giudice quanto la suddetta informativa «diventano del tutto superflue» laddove il debitore, nel proprio ricorso ex art. 615, comma 2 c.p.c. mostri di conoscere sia la sussistenza di clausole contrattuali potenzialmente abusive che la possibilità di avvalersi del rimedio tardivo di cui all'art. 650 c.p.c. In tal caso, quindi, posto che l'informativa del giudice dell'esecuzione è volta a sopperire un difetto di conoscenza del debitore, ove quest'ultimo sia già edotto della questione rilevante e del rimedio esperibile, il termine di 40 giorni per proporre l'opposizione ultra tardiva decorre sin dal deposito del ricorso in opposizione all'esecuzione, non essendo il giudicante tenuto a rendere, in quanto inutile, l'anzidetta informativa (cfr. Trib. Napoli Nord, 17 ottobre 2023; Trib. Torre Annunziata, 23 luglio 2023);
  3. l'impianto rimediale come elaborato dalla Corte di Giustizia e dalle Sezioni Unite presuppone indefettibilmente la qualità di consumatore. Ebbene, con particolare riferimento alla fattispecie concreta, i requisiti soggettivi per l'applicabilità della disciplina consumeristica relativa ad un contratto di fideiussione stipulato da un socio in favore della società devono essere valutati con riferimento a tali parti, valorizzando l'entità della partecipazione sociale del socio e all'eventuale ruolo di amministratore del fideiussore nella società garantita (Cfr. Cass. civ., sez. un., 27 febbraio 2023, n. 5868; Cass. civ., sez. III, 15 ottobre 2019, n. 25914). Pertanto ove, come nel caso di specie, la garanzia fideiussoria sia stata prestata dal debitore esecutato mentre ricopriva prima il ruolo di amministratore unico e, poi, quello di socio di maggioranza assoluta nella società garantita, ne discende che il medesimo abbia assunto il ruolo di fideiussore nell'ambito della propria attività imprenditoriale e non per ragioni meramente personali, sicché non potendo essere qualificato come consumatore non può invocare la tutela prevista solo per tale eventualità dai giudici europei e di legittimità.

 La soluzione proposta

La Terza Sezione Civile del Tribunale di Torre Annunziata - sulla scia di quanto statuito sia dalla giurisprudenza di legittimità che dalla Corte di Giustizia a proposito dei rimedi esperibili dal consumatore in caso di decreto ingiuntivo non opposto conclude per l'inammissibilità dell'opposizione all'esecuzione ex art. 615, comma 2 c.p.c. qualora il debitore esecutato-opponente non rivesta la qualità di consumatore e il decreto ingiuntivo sia divenuto definitivo per inerzia colpevole dell'ingiunto; in particolare se l'opposizione al decreto ingiuntivo è stata tempestivamente proposta, ma non coltivata determinando l'improcedibilità del relativo giudizio di merito.

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