La soluzione proposta dal giudice di Trento è evidentemente conseguenziale e discende dalla declaratoria di incompetenza che prevede la riassunzione innanzi al giudice indicato come competente.
Il giudice, infatti, trascurando l'eccezione relativa al mancato esperimento del tentativo obbligatorio di mediazione, previsto fra i casi indicati nell'art. 171-bis c.p.c. quale condizione di procedibilità della domanda, si concentra solamente sull'eccezione di incompetenza attuando i provvedimenti conseguenti in sede di verifiche preliminari previste dall'art. 171-bis c.p.c.
Ed a parere di chi scrive, è proprio qui che si pone il problema dell'ambito applicativo di quelle verifiche preliminari introdotte dalla riforma Cartabia la quale, nell'ottica di razionalizzazione e snellimento del processo civile, ha introdotto un sistema di verifiche anteriori al vero e proprio inizio del processo, cioè anteriori alla celebrazione della prima udienza di comparizione delle parti, al fine di “spianare la strada” all'iter processuale attraverso la verifica della sussistenza di tutti presupposti minimi affinché questo possa proficuamente svolgersi.
A questo scopo, l'introdotto art. 171-bis c.p.c., prevede che «Scaduto il termine di cui all'articolo 166, il giudice istruttore, entro i successivi quindici giorni, verificata d'ufficio la regolarità del contraddittorio, pronuncia, quando occorre, i provvedimenti previsti dagli articoli 102, secondo comma, 107, 164, secondo, terzo, quinto e sesto comma, 167, secondo e terzo comma, 171, terzo comma, 182, 269, secondo comma, 291 e 292, e indica alle parti le questioni rilevabili d'ufficio di cui ritiene opportuna la trattazione, anche con riguardo alle condizioni di procedibilità della domanda e alla sussistenza dei presupposti per procedere con rito semplificato. Tali questioni sono trattate dalle parti nelle memorie integrative di cui all'articolo 171-ter.)».
Prosegue, poi, la norma, prevedendo che «Quando pronuncia i provvedimenti di cui al primo comma, il giudice, se necessario, fissa la nuova udienza per la comparizione delle parti, rispetto alla quale decorrono i termini indicati all'art. 171-ter c.p.c.
Se non provvede ai sensi del secondo comma, conferma o differisce, fino ad un massimo di quarantacinque giorni, la data della prima udienza rispetto alla quale decorrono i termini indicati all'articolo 171-ter.»
La ratio di tale previsione consiste proprio nello stimolare il contraddittorio su questioni fondamentali e di carattere preliminare per lo svolgimento del processo, tenuto conto anche del principio ribadito con la riforma del processo civile all'art. 101 c.p.c., che, al secondo comma, prevede che «Il giudice assicura il rispetto del contraddittorio e, quando accerta che dalla sua violazione è derivata una lesione del diritto di difesa, adotta i provvedimenti opportuni. Se ritiene di porre a fondamento della decisione una questione rilevata d'ufficio, il giudice riserva la decisione, assegnando alle parti, a pena di nullità, un termine, non inferiore a venti giorni e non superiore a quaranta giorni dalla comunicazione, per il deposito in cancelleria di memorie contenenti osservazioni sulla medesima questione».
Alla luce di un simile impianto normativo, si può osservare che l'art. 171-bis c.p.c., fra le questioni rilevabili in quella sede, indica anche le questioni rilevabili d'ufficio di cui ritiene opportuna la trattazione e, fra le questioni rilevabili d'ufficio, vi è certamente l'incompetenza per valore, come prevede l'art. 38, terzo comma, c.p.c.
A questo punto parrebbe del tutto legittimo il provvedimento emesso ai sensi dell'art. 171-bis c.p.c. che, evidenziata una questione rilevabile d'ufficio, decida, in quella sede, di conseguenza.
Tuttavia, ad una lettura più attenta, lo stesso art. 171-bis c.p.c. richiama le questioni rilevabili d'ufficio di cui il giudice «ritiene opportuna la trattazione»; ed è proprio il richiamo alla «trattazione» che coinvolge lo svolgimento di una decisione basata sul contraddittorio delle parti, del che si può dubitare che si possa direttamente risolvere e statuire su una questione di competenza in quella sede, dovendosi affrontare tale questione preliminare in seno al processo ove sia possibile che si svolga compiutamente il contraddittorio tra le parti; questa è anche la previsione contenuta nello stesso art. 171-bis c.p.c. che prevede, appunto, un differimento d'udienza, se necessario, al fine di permettere alle parti di utilizzare i termini di cui all'art. 171-ter c.p.c. per il deposito delle memorie ivi previste.
Del resto una tale interpretazione sembra anche in linea con altra giurisprudenza di merito la quale, pur allargando le maglie dell'applicazione dell'art. 171-bis c.p.c., salva sempre il contraddittorio fra le parti: «Qualora, nel corso di un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la parte convenuta sollevi una questione pregiudiziale relativa alla tardività dell'opposizione, potenzialmente idonea a precludere l'esame del merito, tale da rendere superfluo il deposito delle tre memorie integrative ex art. 171-ter c.p.c., il giudice può ritenere opportuna l'immediata discussione in contraddittorio della questione, fissando all'uopo un'apposita udienza.» (Trib. Bologna, sez. II, 6 maggio 2024).
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