“Supersocietà” di fatto e liquidazione giudiziale in estensione

La Redazione
30 Luglio 2024

Il tribunale di Bologna dichiara l’apertura della liquidazione giudiziale di una “supersocietà” di fatto e, per l’effetto, l’estensione della procedura alla titolare di una ditta individuale, ex art. 256 comma 5, c.c.i.i.

Una società a responsabilità limitata semplificata sottoposta a liquidazione giudiziale ha a sua volta proposto, in persona del curatore, ai sensi dell'art. 256 e 40 ss. c.c.i.i., istanza di apertura della liquidazione giudiziale in estensione nei confronti di Tizia, personalmente e/o in qualità di titolare della propria ditta individuale.

Sostiene la ricorrente l'esistenza di una “supersocietà di fatto” – coinvolgente, oltre alla stessa società ricorrente, la convenuta e una terza società cancellata dal RR.II. – di cui andrebbe dichiarata l'esistenza e che, previo accertamento della sua insolvenza, andrebbe assoggettata a procedura liquidatoria concorsuale, con l'effetto di estensione anche all'impresa individuale di Tizia (o comunque a Tizia persona fisica) quale socia di fatto di tale super-società.

Il tribunale di Bologna verifica quindi la sussistenza dei tre indici fondamentali elaborati dalla giurisprudenza per valutare l'esistenza di un rapporto sociale di fatto:

  1. l'esistenza di un fondo comune tramite specifici apporti anche in forma indiretta;
  2. la compartecipazione dei soci agli utili e alle perdite (assunzione del rischio d'impresa);
  3. l'elemento soggettivo dell'affectio societatis (collaborazione finalizzata a un risultato comune).

Tutti gli elementi sono individuati nella fattispecie all'esame del tribunale.

In specie, viene valorizzato come l'azienda, originariamente di proprietà della società cancellata dal RR.II., sia stata in un primo momento affittata dalla ditta individuale di Tizia, per poi essere di fatto acquisita da quest'ultima, tanto che la stessa l'ha poi concessa in affitto alla ricorrente, non pretendendo di fatto il pagamento dei canoni e, alla scadenza, la restituzione dell'azienda o il pagamento di indennità di occupazione o penali (salvo quanto domandato da Tizia solo in sede di insinuazione al passivo della ricorrente).

Inoltre, Tizia ha sempre, ininterrottamente, svolto attività materiale e gestoria dell'impresa e ha prestato garanzie fideiussorie a favore della ricorrente, pur non avendo in tale società alcun ruolo formale, né qualifica di socia, se non per l'ultimo limitato periodo. La ricorrente poi sottoposta a liquidazione giudiziale ha, da parte sua, pagato debiti verso fornitori di Tizia senza essersi attivata per il relativo recupero. Il TFR maturato dai dipendenti della ricorrente in capo all'impresa individuale di Tizia, che quest'ultima avrebbe dovuto versare all'affittuaria a sua richiesta, risulta annotato come credito verso Tizia, a riprova della mancata riscossione nonostante il licenziamento dei dipendenti avvenuto prima della liquidazione giudiziale.

Accertata dunque l'esistenza della società di fatto – quantomeno tra la ricorrente il l.g. e Tizia – il tribunale accerta altresì che tale composita realtà imprenditoriale si trovi da tempo in stato di insolvenza, sussistendo i requisiti dimensionale per l'apertura della procedura maggiore. All'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti della società di fatto consegue poi ex lege (art. 256 comma 5, c.c.i.i.) quella del suo socio illimitatamente responsabile (Tizia) senza necessità di accertamento della specifica insolvenza di quest'ultima.

Pertanto, viene dichiarata l'apertura della liquidazione giudiziale della “supersocietà” di fatto costituita tra la ricorrente e Tizia in qualità di titolare della omonima ditta individuale e, per l'effetto, di Tizia stessa, sempre in qualità di titolare della omonima ditta individuale.

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