Estinzione del reato per intervenuta prescrizione, statuizioni civili e formula assolutoria
Cass. pen., sez. IV, 3 aprile 2024, n. 14893
Nel giudizio di appello promosso avverso la sentenza di condanna dell'imputato anche al risarcimento dei danni, il giudice, intervenuta nelle more l'estinzione del reato per prescrizione, può pronunciare l'assoluzione nel merito, anche a fronte di prove insufficienti o contraddittorie, sulla base della regola di giudizio processual-penalistica dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" e, solo qualora ritenga la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione prevalente, si pronuncerà sulle statuizioni civili secondo la regola processual-civilistica dei "più probabile che non".
Natura delle polizze unit linked
Cass. civ., sez. I, sent., 9 aprile 2024, n. 9418
Il tratto qualificante delle polizze unit linked sta nell'allocazione del cd. rischio demografico, ossia dell'evento legato alla durata della vita umana. Se il rischio d'investimento grava totalmente sull'assicurato, tanto da poter comportare la perdita dell'intero capitale, il cd. rischio demografico, pur apparentemente presente, è in realtà insussistente perché non si garantisce all'assicurato, proprio in base all'accordo, il riconoscimento di una somma di denaro minima, pur ridotta rispetto all'ammontare dei premi versati, che sia completamente "slegata" dal valore sottostante delle quote di investimento; oppure gli si attribuisce una somma del tutto irrisoria. In tal caso l'evento legato alla durata della vita umana figura come mero parametro temporale per individuare il momento in cui verrà liquidata la polizza, poiché l'assunzione del rischio è soltanto apparente.
Fondo Vittime della Strada e massimale applicabile
Cass. civ., sez. III, sent., 12 aprile 2024, n. 9936
La direttiva 2005/14/Ce, nell'accordare agli Stati membri la facoltà di prevedere un periodo transitorio di cinque anni entro il quale elevare la misura dei massimali minimi di garanzia dell'assicurazione RCA, non ha subordinato tale facoltà al tempestivo recepimento della direttiva. Ne consegue che il d.lgs. n. 198/2007, pur recependo tardivamente la direttiva 2005/14/Ce, legittimamente ha differito l'adeguamento dei massimali minimi entro i termini da essa previsti (e cioè l'11 dicembre 2009 per l'innalzamento del massimale a 2,5 milioni di euro, e l'11 giugno 2012 per l'innalzamento del massimale a 5 milioni di euro). Pertanto, l'obbligazione indennitaria dell'impresa designata dal fondo di garanzia per le vittime della strada resta limitata, per i sinistri avvenuti sino al 10 dicembre 2009, al massimale previsto dal d.P.R. 19 aprile 1993.
Danno alla professionalità per illegittima collocazione in CIG
Cass. civ. sez. lav., 16 aprile 2024, n. 10267
Ai fini della dell'esistenza e della prova anche presuntiva del danno alla professionalità (anche da demansionamento e dequalificazione professionale), costituiscono elementi indiziari gravi, precisi e concordanti la qualità e quantità dell'attività lavorativa svolta, il tipo e la natura della professionalità coinvolta, la durata del demansionamento, la diversa e nuova collocazione lavorativa assunta dopo la prospettata dequalificazione (fattispecie relativa alla richiesta del danno alla professionalità richiesto da una lavoratrice per tutto il periodo di illegittima sospensione in cassa integrazione guadagni.
Violazione del diritto alla riservatezza: quali criteri per il risarcimento del danno non patrimoniale?
Cass. civ., sez. III, 16 aprile 2024, n. 10155
La liquidazione del danno non patrimoniale sfugge a una precisa valutazione analitica e resta affidata al criterio equitativo che non è sindacabile in sede di legittimità a due condizioni, ossia: (i) il fatto che il giudice dia conto di tale criterio nella decisione; (ii) il fatto che la valutazione risulti congruente al caso concreto, non essendo sproporzionata per difetto o per eccesso, simbolica o irrisoria (nella specie, la divulgazione di informazioni in violazione degli obblighi di riservatezza e di privacy avvenuta in modo illegittimo-in particolare, circa gli aspetti inerenti allo stato di salute e alla vita sessuale della parte ricorrente, nonché alle prestazioni sanitarie cui era stata sottoposta, e alle coordinate bancarie del coniuge su cui accreditare il rimborso ottenuto - determinò l'azienda controricorrente a provvedere in un tempo brevissimo-nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione - ad oscurare i dati sensibili presenti nel testo diffuso. Di conseguenza, il Tribunale ha correttamente considerato il complesso degli elementi istruttori documentali e testimoniali acquisiti ed è pervenuto alla quantificazione e liquidazione del danno in via equitativa, in modo unitario e omnicomprensivo e proporzionato al danno di natura non patrimoniale subìto in concreto dalla parte ricorrente).
Assicurazione obbligatoria dei veicoli a motore e garanzia assicurativa
Cass. civ., sez. III, sent., 17 aprile 2024, n. 10394
In tema di assicurazione obbligatoria dei veicoli a motore, la garanzia assicurativa copre, nei soli confronti del danneggiato e non pure del responsabile, anche il danno dolosamente provocato da quest'ultimo, risultando irrilevante pure la circostanza che l'area di circolazione non risulti ordinariamente adibita a transito veicolare, purché l'utilizzazione del veicolo sia conforme alla sua funzione abituale, ciò che accade allorché il danno sia determinato dal movimento del veicolo, sia pure in modo improprio rispetto alla sua natura di mezzo di trasporto.
Se la sofferenza diventa lesione dell'integrità psicologica, il danno è biologico, non morale
Cass. civ. sez. III, 22 aprile 2024, n. 10787
Nell'ipotesi in cui la sofferenza soggettiva arrecata da un determinato evento della vita degeneri al punto tale da assumere una configurazione medicalmente accertabile alla stregua di una vera e propria lesione della propria integrità psicologica, non più di un danno morale avrà a discorrersi, bensì di un vero e proprio danno biologico. (Il giudice di appello nel caso specifico aveva errato nel ricondurre lo «stato psicopatologico depressivo» tra i presupposti della «personalizzazione del danno» non patrimoniale e «in una misura proporzionata al profilo psico-esistenziale, di una persona che all'epoca svolgeva un'attività lavorativa di impiegata con una ordinaria sfera di vita personale, indubbiamente penalizzata», giacché avrebbe dovuto, ai fini della liquidazione complessiva del danno biologico, altresì prendere in considerazione il danno psichico allegato e provato).
Servizi di telefonia, danno perdita di chance e liquidazione in via equitativa
Cass. civ. sez. III, 23 aprile 2024, n. 10885
In tema di somministrazione del servizio di telefonia, il danno da perdita della possibilità di acquisire nuova clientela conseguente al mancato o inesatto inserimento nell'elenco telefonico dei dati identificativi del fruitore è, per giurisprudenza di legittimità consolidata, una perdita di chance da intendersi come «possibilità» e ne è consentita la liquidazione in via equitativa. La liquidazione equitativa del danno è dall'art. 1226 c.c. rimessa al prudente criterio valutativo del giudice di anche quando la stessa si presenti particolarmente difficoltosa, il giudice potendo fare ricorso al criterio della liquidazione equitativa del danno e art. 1226 c.c. anche in assenza di domanda di parte, trattandosi di criterio rimesso al suo prudente apprezzamento, e tale facoltà può essere esercitata anche d'ufficio dal giudice di appello (Cass. civ. n. 2831/2021). (Nel caso specifico aveva errato il giudice di appello che, pur riconoscendo la sussistenza dell'inadempimento della compagnia telefonica, anziché far luogo alla valutazione equitativa del danno, ha negato il risarcimento per «evidente difetto di allegazione da parte dell'attrice in primo grado, che non ha dedotto quali siano stati in concreto i danni asseritamente patiti per effetto della temporanea mancata fruizione della linea telefonica», «non ha specificato, né provato i danni da essa sofferti a causa del dedotto inadempimento contrattuale, ritenendo a riguardo inidoneo il c.d. estratto conto clienti a provare gli asseriti danni sub specie perdite di commesse da parte dei clienti», e ha ritenuto «del tutto erronea» la «liquidazione equitativa del danno effettuata dal giudice di prime cure poiché effettuata in assenza dei presupposti di legge»).
La responsabilità dell'hosting provider in relazione alla giurisprudenza unionale
Cass. civ. sez. I, 24 aprile 2024, n. 11165
In tema di responsabilità dell'hosting provider, è stata disposta dalla Sezione Prima la trattazione della causa in pubblica udienza, attesa la particolare rilevanza nomofilattica della questione se il quadro della giurisprudenza di legittimità, consolidatosi intorno alla distinzione tra hosting provider passivo, sottratto alle responsabilità previste dalla dir. 2000/31/CE, e hosting provider attivo, cui non si riconosce il medesimo regime di favore, non limitandosi a compiti meramente tecnici, ma procedendo alla indicizzazione, valutazione e promozione dei contenuti caricati, debba essere ripensato alla luce della giurisprudenza unionale, ed in particolare della sent. n. 682 del 2021, secondo cui tale figura è responsabile per la pubblicazione di contenuti illeciti solo quando sia concretamente al corrente della loro illiceità e si astenga dal rimuoverli o dal bloccarne immediatamente l'accesso.