Febbraio 2024: danno da contratto valido ma «sconveniente», validità della clausola on claims made basis

La Redazione
04 Marzo 2024

Nel mese di febbraio la Cassazione si è occupata di responsabilità precontrattuale derivante da contratto valido ed efficace ma sconveniente, validità della clausola on claims made basis, risarcibilità del danno biologico iure hereditatis in caso di morte sopravvenuta dopo un apprezzabile lasso di tempo.

Responsabilità precontrattuale da contratto valido ed efficace ma «sconveniente»

Cass. civ., sez. III, ord., 29 febbraio 2024, n. 5380

Quando, come nell'ipotesi prefigurata dall' art. 1440 c.c. , il danno derivi da un contratto valido ed efficace ma «sconveniente», il risarcimento, pur non potendo essere commisurato al pregiudizio derivante dalla mancata esecuzione del contratto posto in essere …, non può neppure essere determinato … avendo riguardo all'interesse della parte vittima del comportamento doloso (o, comunque, non conforme a buona fede) a non essere coinvolta nelle trattative, per la decisiva ragione che, in questo caso, il contratto è stato validamente concluso, sia pure a condizioni diverse da quelle alle quali esso sarebbe stato stipulato senza l'interferenza del comportamento scorretto». Il danno risarcibile, in altre parole, deve essere commisurato al «minor vantaggio o al maggior aggravio economico rispetto alle condizioni diverse a cui sarebbe stato stipulato il contratto, senza l'interferenza del comportamento scorretto di una delle parti e comunque avendo riguardo a tutti i danni collegati a tale comportamento da un rapporto conseguenziale e diretto» (v. Cass. civ. n. 4715/2022).

La normativa su immissioni e rumori si applica anche nei rapporti tra privati

Cass. civ., sez. II, sent., 26 febbraio 2024, n. 5074

In materia di immissioni, il superamento dei limiti di rumore stabiliti dalle leggi e dai regolamenti che disciplinano le attività produttive è, senz'altro, illecito, in quanto, se le emissioni acustiche superano la soglia di accettabilità prevista dalla normativa speciale a tutela di interessi della collettività, così pregiudicando la quiete pubblica, a maggior ragione esse, ove si risolvano in immissioni nell'ambito della proprietà del vicino - ancor più esposto degli altri, in ragione della contiguità dei fondi, ai loro effetti dannosi - devono, per ciò solo, considerarsi intollerabili,  ex art. 844 c.c.  e, pertanto, illecite anche sotto il profilo civilistico (Cass. civ. n. 2757/2020; Cass. civ. n. 32943/2018; Cass. civ., n. 23754/2018).

Danno biologico iure hereditatis: come si determina in caso di morte sopravvenuta dopo un apprezzabile lasso di tempo?

Cass. civ., sez. III, 21 febbraio 2024, n. 4658

La determinazione del risarcimento dovuto a titolo di danno biologico iure hereditatis nel caso in cui il danneggiato sia deceduto dopo un apprezzabile lasso di tempo dall'evento lesivo - spiega la Cassazione -, va parametrata alla menomazione dell'integrità psicofisica patita dallo stesso per quel determinato periodo di tempo, con commisurazione all'inabilità temporanea da adeguare alle circostanze del caso concreto, tenuto conto del fatto che, detto danno, se pure temporaneo, ha raggiunto la massima entità ed intensità, senza possibilità di recupero, atteso l'esito mortale” (nn. 16592 e 17577 del 2019). Soggiace a tale conclusione la distinzione fra le due forme di invalidità: l'invalidità temporanea perdura in relazione alla durata della patologia e viene a cessare o con la guarigione, con il pieno recupero delle capacità anatomo-funzionali dell'organismo, o, al contrario, con la morte, ovvero ancora con l'adattamento dell'organismo alle mutate e degradate condizioni di salute (cd. stabilizzazione); in tale ultimo caso, il danno biologico subito dalla vittima dev'essere liquidato alla stregua di invalidità permanente (Cass. civ. n. 35416/2022).

Contratto di assicurazione RC: è valida la clausola on claims made basis?

Cass. civ., sez. III, ord. interloc., 16 febbraio 2024, n. 4294

La sezione terza civile ha disposto la trattazione della causa in pubblica udienza - attesa la particolare rilevanza e gli esiti discordanti con cui è stata definita in precedenti pronunce della medesima sezione (Cass. civ. n. 8894/2020 e Cass. civ. n. 12908/2022) - della questione della validità della clausola on claims made basis, per eventuale contrasto sia con la regola che vieta, se non sottoscritte, le clausole che impongono decadenze (art. 1341 c.c.), sia con la regola che commina la nullità delle clausole con cui si stabiliscono decadenze che rendono eccessivamente difficile, ad una delle parti, l'esercizio del diritto, tra le quali rientrano anche quelle che fanno dipendere tale esercizio da una condotta del terzo, autonoma e non calcolabile (art. 2965 c.c.).

Danno da incapacità lavorativa specifica: criteri e valutazioni per il risarcimento in caso di disoccupazione

Cass. civ., sez. III, ord., 16 febbraio 2024, n. 4289

In applicazione del principio dell'integralità del risarcimento sancito dall'art. 1223 c.c., la necessità che il danno da perdita della capacità lavorativa specifica sia liquidato ponendo a base del calcolo il reddito che la vittima avrebbe potuto conseguire proseguendo nell'attività lavorativa andata perduta a causa dell'illecito o dell'inadempimento (salva l'esigenza di tener conto anche della persistente - benché ridotta - capacità del danneggiato di procurarsi e mantenere un'altra attività lavorativa retribuita), sussiste non solo nell'ipotesi di cessazione di un rapporto lavorativo in atto al tempo dell'evento dannoso, ma anche nell'ipotesi in cui la vittima versi in stato di disoccupazione, ove si tratti di disoccupazione involontaria e incolpevole, nonché temporanea e contingente, sussistendo la ragionevole certezza o la positiva dimostrazione che il danneggiato, qualora fosse rimasto sano, avrebbe stipulato un nuovo rapporto di lavoro avente ad oggetto la medesima attività lavorativa o comunque una attività confacente al proprio profilo professionale.

Responsabilità della struttura sanitaria per i danni da perdita del rapporto parentale invocati iure proprio dai congiunti

Cass. civ., sez. III, sent., 5 febbraio 2024, n. 3267

La responsabilità della struttura sanitaria per i danni da perdita del rapporto parentale, invocati iure proprio dai congiunti di un paziente deceduto, è qualificabile come extracontrattuale, dal momento che, da un lato, il rapporto contrattuale intercorre unicamente col paziente, e dall'altro i parenti di quest'ultimo non rientrano nella categoria dei «terzi protetti dal contratto», potendo postularsi l'efficacia protettiva verso i terzi del contratto concluso tra il nosocomio ed il paziente esclusivamente ove l'interesse, del quale tali terzi siano portatori, risulti anch'esso strettamente connesso a quello già regolato sul piano della programmazione negoziale.

Responsabilità del proprietario e sue declinazioni

Cass. civ, sez. III, sent., 2 febbraio 2024, n. 3092

L'art. 2053 c.c. - che configura una responsabilità oggettiva del proprietario per i danni cagionati dalla rovina dell'edificio - si applica alle ipotesi in cui non assume rilievo causale nella determinazione dell'evento pregiudizievole l'attuale esercizio da parte del proprietario delle facoltà che costituiscono manifestazione del suo diritto nei rapporti di vicinato; l'art. 840 c.c. - che configura una responsabilità colposa del proprietario per i danni cagionati ai vicini da escavazioni nel sottosuolo - si applica alle ipotesi in cui assume rilievo causale nella determinazione dell'evento pregiudizievole l'attuale esercizio da parte del proprietario delle facoltà che costituiscono manifestazione del suo diritto nei rapporti di vicinato.

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