La decorrenza del termine di impugnazione degli atti di affidamento dei contratti pubblici
28 Aprile 2023
Un'impresa concorrente in una procedura di gara aperta per l'affidamento del servizio di vigilanza armata e di portierato degli Uffici provinciali ha proposto ricorso avverso il provvedimento di aggiudicazione che il TAR per la Basilicata adito ha dichiarato irricevibile, per tardività, ai sensi dell'art. 120, comma 5, c.p.a.
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del T.a.r. per la Basilicata appellata, in quanto: a) il termine decadenziale per impugnare l'aggiudicazione decorre dalla data della sua pubblicazione sull'albo pretorio on line della stazione appaltante; b) considerata la “dilazione temporale” di 15 giorni, praticata sulla base della presentazione di una prima istanza di accesso agli atti, tempestivamente riscontrata dall'amministrazione, il ricorso introduttivo avrebbe dovuto essere notificato entro 45 giorni dalla pubblicazione dell'aggiudicazione.
In particolare, la sentenza del Consiglio di Stato richiama i principi di diritto affermati dall'Adunanza plenaria, con la sentenza 2 luglio 2020, n. 12 sul termine di impugnazione dei provvedimenti in materia di affidamento dei contratti pubblici, nonché la successiva elaborazione giurisprudenziale relativa all'applicazione del criterio della “dilazione temporale”.
Ed infatti, il Collegio, nella prospettiva di quanto chiarito dall'Adunanza plenaria, afferma che l'individuazione del dies a quo del termine decadenziale di impugnazione degli atti di gara è modulata sulla base di momenti diversi della loro conoscenza.
Dunque, in via di principio, il termine decorre dalla pubblicazione generalizzata, inclusi i verbali, sul profilo Internet della stazione appaltante, ai sensi dell'art. 29, co. 1, del d.lgs. n. 50/2016, per quei vizi percepibili direttamenteed immediatamentedai provvedimenti pubblicati, oppure dall'acquisizione delle informazioni che le stazioni appaltanti devono comunicare, d'ufficio o a richiesta, ai sensi dell'art. 76 del d.lgs. n. 50/2016, se consente la conoscenza di ulteriori elementi di vizi già individuati o di accertare nuovi vizi per la presentazione di motivi aggiunti o del ricorso principale, nonché dalla comunicazione o dalla pubblicità nelle forme indicate negli atti di gara ed accettate dai partecipanti, purché gli atti siano comunicati o pubblicati con i relativi allegati.
D'altra parte, il Consiglio di Stato evidenzia che in caso di istanza di accesso tempestiva, e solo se i motivi del ricorso conseguano alla conoscenza dei documenti che completano l'offerta dell'aggiudicatario o delle giustificazioni rese per la verifica dell'anomalia dell'offerta, come nel caso di specie, il termine decadenziale di impugnazione è posticipato con la “dilazione temporale”. Ciò per la necessità di dare rilievo alla diligenza dell'operatore economico, per aver tempestivamente formalizzato l'istanza ostensiva, e alla correttezza della stazione appaltante nell'altrettanto tempestivo riscontro della stessa.
Quindi, prosegue il Collegio, nel rispetto delle coordinate interpretative formatisi sull'applicazione della “dilazione temporale”, se l'istanza di accesso è presentata entro 15 giorni dalla comunicazione o pubblicazione dell'aggiudicazione, come è tempestivo il riscontro ostensivo, al termine per impugnare di 30 giorni si applica una corrispondente “dilazione temporale” di 15 giorni; perciò il ricorso deve essere proposto entro il termine massimo di 45 giorni dalla comunicazione o pubblicazione. Nell'ipotesi contraria, laddove l'istanza di accesso è tardiva, dopo 15 giorni dalla comunicazione o pubblicazione dell'aggiudicazione, non opera la “dilazione temporale”, per evitare che il termine di impugnazione non rimanga aperto o sia modulato ad libitum.
Invece, nel caso di comportamenti ostruzionistici e dilatori imputabili della stazione appaltante, che rifiuti il riscontro alla tempestiva istanza di accesso, o la evada dopo 15 giorni dalla ricezione, trattandosi di vizi conoscibili solo in esito all'accesso, il termine per impugnare decorrere dal momento dell'ostensione della documentazione richiesta, così che piuttosto di una “dilazione temporale” opera un'“autonoma e nuova decorrenza del termine”.
Il Collegio non ha ritenuto pertinente ai fini della decorrenza temporale per l'impugnazione dell'aggiudicazione, la successiva data della sua comunicazione personale all'impresa appellante, a causa della mancata contestazione della completezza informativa sul sito della stazione appaltante.
In definitiva il Consiglio di Stato, pur dando atto che non sussiste un'omogenea elaborazione giurisprudenziale in ordine alla declinazione del criterio della “dilazione temporale” ha respinto l'appello. |